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Insufflaggio o cappotto termico? Come isolare un edificio con l’Ecobonus 110%?

10/09/2021
FV
Fabio Vidotto
Insufflaggio o cappotto termico? Cosa conviene di più con l'Ecobonus 110%? | DetrazioniFacili.it

Cos’è l’isolamento tramite insufflaggio e come trattarlo come intervento trainante con il Super Ecobonus 110%? La questione è delicata e ogni caso deve essere analizzato attentamente

Insufflaggio o cappotto termico? 

Sono diverse le tecniche per isolare termicamente l’involucro edilizio per riqualificare energeticamente un edificio. 

E tra queste c’è proprio l’insufflaggio delle pareti che, a prima vista – ci soffermeremo anche sul caso delle facciate con rivestimento in laterizio -, potrebbe sembrare un intervento “di spessore”, più veloce ed economico rispetto alla posa in opera del cappotto termico

È così. 

Ma è anche più conveniente in termini di prestazioni?

Ora, dato che l’isolamento dell’involucro edilizio – a cui sommare l’installazione di nuovi infissi prestazionali e posati in modo da ottenere una perfetta riqualificazione energetica del foro finestra, la parte più debole dell’involucro – è l’intervento trainante più gettonato del nuovo Superbonus 110% in versione “eco”, voglio affrontare la questione partendo da una domanda che mi è stata rivolta: 

“come trattare l’insufflaggio come intervento trainante?”

Facciamo un passo alla volta. 

Che cos’è l’insufflaggio? 

Partendo dalla definizione di insufflaggio possiamo, in modo più semplice, capire quali sono i vantaggi e gli svantaggi rispetto al cappotto termico. 

Senza particolari tecnicismi, è possibile definire l’insufflaggio delle pareti come un sistema di isolamento termico che prevede il riempimento dei muri dotati di intercapedine. 

Quindi, un intervento che potrebbe rivelarsi utile per riqualificare molti edifici costruiti a partire dagli anni ’60 circa, fino ad arrivare alle costruzioni di fine anni ‘80. 

E qui, una precisazione è d’obbligo. 

Gli spazi vuoti che venivano lasciati tra i muri perimetrali dovevano servire per coibentare l’edificio sfruttando proprio l’aria. Ma in realtà, soprattutto quando i centimetri di ogni intercapedine vuota sono tanti (in molti casi, addirittura 20 o 30 centimetri), l’effetto ottenuto è opposto a quello voluto. 

L’aria, da “coperta naturale” per l’edificio, diventa elemento di disagio e causa una forte dispersione termica. Ed ecco spiegata la presenza, in molti edifici, di ponti termici così estesi che causano scarso comfort e consumi elevati. 

E la tecnica dell’insufflaggio delle pareti, utilizzando isolanti termici, è stata studiata proprio per riempire questi vuoti e proteggere gli ambienti interni dell’edificio. 

Ma perché il benessere termoigrometrico non è sempre garantito?

E soprattutto, perché l’insufflaggio non è quasi mai la tecnica migliore per ottenere un bel salto di classe energetica – indispensabile per accedere all’Ecobonus 110% – e il risultato sperato in termini di comfort?

Insufflaggio o cappotto termico? Andiamo al dunque

Rispondo prima alla domanda sull’insufflaggio come intervento trainante. 

Forse, è meglio evitare!

So bene che in molti casi l’insufflaggio delle pareti potrebbe sembrare l’unica strada percorribile, ma sceglierlo a priori come intervento trainante a cui abbinare altri lavori di riqualificazione energetica non è sempre la mossa giusta. 

È sicuramente un intervento più veloce ed economico – ma qui stiamo parlando di Ecobonus 110%, quindi abbiamo la possibilità di recuperare le spese sostenute – ma può rivelarsi poco adatto:

  1. spesso non si hanno a disposizione i disegni strutturali per una valutazione precisa delle intercapedini e dei vari spazi da riempire, rischiando di non individuare correttamente tutti i ponti termici dell’involucro edilizio.
  2. L’isolante scelto per riempire potrebbe uscire da varie fessure e anche ammassarsi nella parte bassa della parete. È vero, ci sono tecniche che consentono di ottenere un uniforme riempimento degli spazi, ma con un cappotto termico il risultato non può che essere più preciso. 
  3. La dimensione dell’intercapedine potrebbe creare grossi problemi per quanto riguarda i valori di trasmittanza termica del pacchetto “parete/isolamento” prevista dal calcolo del termotecnico. 

L’insufflaggio delle pareti non è vietato (sempre utilizzando materiali isolanti C.A.M.) ma… come la mettiamo con i ponti termici?

È proprio su questo che voglio concentrarmi.

Insufflaggio e ponti termici

Spesso, con questa tecnica di isolamento dell’involucro edilizio, il ponte termico, cioè la zona con differenti caratteristiche termiche che permette al calore interno di scappare via attraverso un passaggio facilitato, può essere addirittura accentuato. E diventa difficile, anzi impossibile, rispettare quanto previsto dal Decreto Requisiti Minimi. 

Ma dato che stiamo ragionando sempre in termini di Super Ecobonus 110%, chiamando in causa anche tutte le altre leggi già in vigore da tempo, come ad esempio il D.P.R. 380, e altre regole sull’efficienza energetica, è bene valutare pro e contro dell’insufflaggio come tecnica di isolamento. 

E se paragonato al cappotto termico, sono più gli svantaggi che gli effettivi vantaggi, soprattutto per la verifica della trasmittanza della parete.

Mettendo il cappotto termico su un gradino più alto (anche più di uno) per risolvere definitivamente pericolosi ponti termici, è buona regola, per non avere problemi in cantiere e in fase di verifica, un’approfondita analisi del caso specifico per calcolare lo spessore reale delle intercapedini e vedere cosa c’è all’interno. 

Ma è complicato e se è possibile evitare l’insufflaggio come intervento trainante per l’Ecobonus 110%, tanto meglio. 

Il problema dell’edilizia anni ‘60

Come detto all’inizio di questo breve articolo, l’insufflaggio è la tecnica che sembra adattarsi meglio alle costruzioni realizzate a partire dagli ’60 circa, proprio per riempire tutti gli spazi vuoti che venivano lasciati per creare una sorta di protezione naturale. 

Costruzioni che spesso presentano anche il “classico” rivestimento in laterizio. 

E questo potrebbe essere un problema per quanto riguarda la posa in opera di un cappotto esterno che andrebbe a modificare non poco la facciata. 

Ecco perché, soprattutto in condomini del centro storico, spesso viene richiesto l’isolamento tramite insufflaggio. 

È l’unica soluzione?

Fortunatamente, esistono delle nuove tipologie di isolamento a cappotto, certificate CAM e ETA, che consentono di porre in opera sul pannello isolante un rivestimento molto sottile (meno di 1cm) che imita perfettamente la cortina che preesisteva, così da creare un perfetto equilibrio tra aspetto architettonico e efficienza energetica

Studiare e progettare per trovare la migliore soluzione tecnica (e fiscale!)

Inutile tornare sul fatto che l’insufflaggio delle pareti come intervento di isolamento da realizzare con il Super Ecobonus deve essere considerato solo in casi “estremi”. 

E per non commettere errori di calcolo che potrebbero causare problemi in cantiere e anche dopo in sede di verifica, serve sempre un’attenta analisi iniziale. 

Ecco che l’aiuto di tecnici qualificati diventa quindi indispensabile per affrontare con successo una complessa riqualificazione energetica. 

Perché con il Superbonus è vietato sbagliare!

La nostra Rete Nazionale offre a tutti i progettisti e a tutti i professionisti impegnati in lavori con il 110%, un preciso supporto tecnico (ad esempio, tra i nostri partner di rete c’è anche KeraKoll, leader internazionale nel Greenbuilding che offre soluzioni all’avanguardia per l’isolamento termico) per ottenere il massimo risultato. 

E siamo organizzati per garantire tutto il supporto necessario per gestire in modo preciso la pratica dal punto di vista fiscale, per non correre rischi e chiudere i cantieri velocemente e senza stress. 

DetrazioniFacili.it è al fianco di tutti i professionisti del mondo dell’edilizia, ma il nostro servizio è rivolto anche a tutti i privati che vogliono approfittare delle nuove agevolazioni per ristrutturare e riqualificare casa senza stress. 

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